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GIUSEPPE PARINI
Parlar, che l’alme affrena,
Cade, come di limpide
66Acque lungo il pendío lene rumor:
Seco portando e i fulgidi
Sensi ora lieti or gravi,
69E i genïali studii,
E i costumi soavi,
Onde salir può nobile
72Chi ben d’ampia fortuna usa il favor.
Ahi, la vivace immagine
Tanto pareggia il vero,
75Che, del piè leso immemore,
L’opra del mio pensiero
Seguir già tento; e l’aria
78Con la delusa man cercando vo.
Sciocco vulgo, a che mormori?
A che su per le infeste
81Dita, ridendo, noveri
Quante volte il celeste
A visitare Arïete
84Dopo il natal mio dì Febo tornò?
A me disse il mio Genio
Allor ch’io nacqui: ‘ L’oro
87Non fia che te solleciti
Nè l’inane decoro
De’ titoli, nè il perfido
90Desio di superare altri in poter:
Ma di natura i liberi
Doni ed affetti, e il grato
93Della beltà spettacolo,
Te renderan beato,
Te di vagare indocile
96Per lungo di speranze arduo sentier.’
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