Pensieri e giudizi/IV/VIII

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VIII.

2 gennaio 1907.

All’arbitrio dell’ignoranza che può, risponda la protesta del popolo che vuole.

Mentre la Francia taglia netto con la spada repubblicana il groviglio viperino dei due poteri, l’Italia ufficiale si spappola sotto la pioggia escrementizia delle sacre arpie vagabonde, fa inchini e molleggi voluttuosi agli spiriti mali con arte di ballerina stagionata che, saltabellando e squadernando le gambe infarcite, scocca baci di cinabrese alla inciprignita bestialità.

La patria dei precursori e dei martiri non può, non deve tollerare più a lungo un tal disonore.

Volgete le spalle, o giovani, agli assonnatori patentati; la dottrina antiflogistica dei loro cervelli di stoppa vi aliena dai generosi propositi, vi distoglie dalle ardenti battaglie del pensiero, vi crogiola al calduccino di una indifferenza da Mammalucchi.

Gittate, o giovani, la parola di Cambronne sul muso agli impostori, che le sante ribellioni della coscienza moderna vorrebbero acquetare coi pannicelli di una religione che trascende i termini della natura, e appagare la nostra fame di verità [p. 86 modifica]coi velenosi dolciumi di un sillabo allumacato di scienza. Sbaragliate la congiurata viltà del fanatismo e dell’interesse che, asserragliata fra il trono e l’altare, lingueggia e braveggia contro la libertà che indeprecabilmente si avanza. L’avvenire è dei forti.