Pensieri e discorsi/La messa d'oro/Introduzione
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HOMINIBVS BONAE VOLVNTATIS |
Messa! non messe.
Chi pensò a una messe d’oro, ricordò che io sono poeta contadino, e poi disse: Che ha a vedere lui, con la messa?
In verità, io ricordo appena come è quel rito...
Un sacerdote è all’altare. Egli s’inchina, s’inginocchia, incrocia le mani e le dita, alza gli occhi al cielo, si rivolge ai presenti, segna e benedice, si batte il petto, sfoglia un libro, medita, sospira, bisbiglia... Con chi parla, così a bassa voce, con tono di confidente dolore? Parla, segretamente, con l’invisibile. A quando a quando si ascoltano parole più chiare, umili e sublimi, meste e solenni: Non son degno!... I cuori in alto!... Anche a noi peccatori! Pregate, o fratelli!
Un mistero si compie col pane e col vino, col primo domestico alimento dell’uomo e con la bevanda che l’uomo, a sciogliere il suo dolore primordiale, aggiunge all’acqua dei fonti e dei fiumi. Il pane diventa carne, il vino diventa sangue. È la carne d’un Dio fatto uomo, che palpita nel sogno sacro. È il sangue d’un Dio straziato e ucciso, che scorre, misto al suo siero, in una mensa che è un patibolo, in un martirio che è una cena.
Ecco: l’uomo si ciba di Dio! l’uomo beve l’eterna vita!