Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/988
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(26 aprile 1821).
* I latini erano veramente δίγλωττοι rispetto alla lingua loro e alla greca: 1°, Perché parlavano l’una come l’altra, ma non cosí i greci generalmente, anzi ordinariamente. 2°, Perché scrivendo citavano del continuo parole e passi greci in lingua e caratteri greci, ovvero usavano parole o frasi greche nella stessa maniera; ma non i greci viceversa, del che vedi p. 981 e p. 1052, capoverso 3 e p. 2165. 3°, Resta memoria di parecchie traduzioni fatte dal greco in latino anche ne’ buoni tempi, e fino dagli ottimi scrittori latini, come Cicerone. Ed anche restano di queste traduzioni o intere o in frammenti, come quella di Arato fatte da Cicerone e da Germanico, quella del Timeo di Cicerone, quelle di Menandro fatte da Terenzio, quelle fatte da Apuleio o attribuite a lui, quelle dell’Odissea fatta da Livio Andronico, dell’Iliade da Accio Labeone, da Cneo Mattio o Mazzio, da Ninnio Crasso (Fabricius, Bibliotheca Graeca, I, 297) ec. tutte anteriori a Costantino. Vedi Andrès, Storia della letteratura, ediz. di Venezia, Vitto, tomo IX, p. 328-329, cioè parte II, lib. 4°, c. 3, principio. Non cosí nessuna traduzione, che sappia io, si rammenta dal latino in greco, se non dopo Costantino, e quasi tutte di opere teologiche o ecclesiastiche o sacre, cioè scientifiche e appartenenti a quella scienza che allora prevaleva, non mai letterarie (vedi Andrès, t. IX, p. 330, fine). La traslazione di Eutropio fatta da Peanio che ci rimane, e l’altra perduta di un Capitone Licio, non pare che si possano riferire a letteratura, trattandosi di un compendio ristrettissimo di storia, fatto a solo uso, possiamo dire, elementare.