Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/964

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[p. 301 modifica] di parlarla o scriverla o leggerla, cosa che accade a pochissimi e rispetto alle lingue morte forse a nessuno) tanto adequatamente si potranno sentire le qualità delle lingue altrui, quanta sia nella propria la facoltà di esprimerle. E l’effetto delle lingue altrui sarà sempre in proporzione di questa facoltà nella propria. Ora la facoltà di adattarsi alle forme straniere essendo tenuissima e minima nella lingua francese, pochissimo si può stendere la facoltà di sentire e gustare le lingue straniere in coloro che adoprano la francese. Notate ch’io dico gustare e sentire, non intendere né conoscere. Questo è opera dell’intelletto, il quale si serve di altri mezzi. E quindi i francesi potranno intendere e conoscer [p. 302 modifica]benissimo le altre lingue, senza però gustarle né sentirle piú che tanto. Ho detto che gl’italiani in questo caso possono dar giudizio meglio che qualunque altro. 1°, La lingua italiana, come ho detto altrove, è piuttosto un aggregato di lingue che una lingua, laddove la francese è unica. Quindi nell’italiana è forse maggiore che in qualunque altra la facoltà di adattarsi alle forme straniere, non già sempre ricevendole identicamente, ma trovando la corrispondente, e servendo come di colore allo studioso della lingua straniera, per poterla dipingere, rappresentare, ritrarre nella propria