nella stessa lingua le qualità delle scritture fatte in qualunque lingua. Come il pensiero, cosí il sentimento delle qualità spettanti alla favella sempre si concepisce e inevitabilmente nella lingua a noi usuale. I modi, le forme, le parole, le grazie, le eleganze, gli ardimenti felici, i traslati, le inversioni, tutto quello mai che può spettare alla lingua in qualsivoglia scrittura o discorso straniero sia in bene, sia in male, non si sente mai né si gusta se non in relazione colla lingua famigliare, e paragonando piú o meno distintamente quella frase straniera a una frase nostrale, trasportando quell’ardimento, quella eleganza ec. in nostra lingua. Di maniera che l’effetto di una scrittura in lingua straniera sull’animo nostro è come l’effetto delle prospettive ripetute e vedute nella camera oscura, le quali tanto possono essere distinte e corrispondere veramente agli oggetti e prospettive reali, quanto la camera oscura è adattata a renderle con esattezza; sicché tutto l’effetto dipende dalla camera oscura piuttosto che dall’oggetto reale. Cosí dunque accadendo rispetto alle lingue (eccetto in coloro che sono già arrivati o a rendersi familiare un’altra lingua invece della propria, o a rendersene familiare e quasi propria piú d’una con grandissimo uso (964) di parlarla o scriverla o leggerla, cosa che accade a pochissimi e rispetto alle lingue morte forse a nessuno) tanto adequatamente si potranno sentire le qualità delle lingue altrui, quanta sia nella propria la facoltà di esprimerle. E l’effetto delle lingue altrui sarà sempre in proporzione di questa facoltà nella propria. Ora la facoltà di adattarsi alle forme straniere essendo tenuissima e minima nella lingua francese, pochissimo si può stendere la facoltà di sentire e gustare le lingue straniere in coloro che adoprano la francese. Notate ch’io dico gustare e sentire, non intendere né conoscere. Questo è opera dell’intelletto, il quale si serve di altri mezzi. E quindi i francesi potranno intendere e co-