[p. 296 modifica] vol. I, p. 15, la costruzione grammaticale di quella lingua è capace di una perfetta imitazione de’ concetti greci, a differenza della tedesca della quale ha detto il contrario), per tutte queste ragioni si trova una evidentissima e somma affinità fra l’andamento greco e l’italiano, massime nel piú puro italiano, e piú nativo e vero, cioè in quello del trecento. Da tutto ciò segue che la lingua greca, come madre della nostra rispetto ai modi, sia e per ragione e per fatto adattatissima ad arricchire e rifiorire la lingua italiana d’infinite e variatissime forme e frasi e costrutti (Cesari) e idiotismi ec. Non cosí quanto alle parole, che non possiamo derivare dalla lingua greca che non è madre della nostra rispetto ad esse; fuorché in ordine a quelle che gli scrittori o l’uso latino ne derivarono e divenute precisamente latine passarono all’idioma nostro come latine e con sapore latino, non come greche. Le quali però ancora, sebbene incontrastabili all’uso dell’italiano, tuttavia soggiacciono in parte, malgrado la lunga assuefazione che ci abbiamo, ai difetti notati da me, p. 951-952. Che, per esempio, chi dice filosofia eccita un’idea meno sensibile di chi dice sapienza, non vedendosi in quella parola, e non sentendosi come in questa seconda, l’etimologia, cioè la derivazione della parola dalla cosa, il qual sentimento è quello che produce la vivezza ed efficacia,