Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/934

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[p. 277 modifica]la cui lingua, piantata colla conquista nella Francia e nella Spagna (per non estenderci ora ad altro), e distrutta intieramente la lingua indigena (giacché quei minimi avanzi che ne potessero ancora restare, non fanno caso), non fece altro che, alterandosi a poco a poco, finalmente emettere dal suo seno due lingue da lei formalmente diverse, la francese e la spagnuola. Lo stesso si potrebbe dire d’infinite altre famiglie di lingue europee e non europee, che, uscite ciascuna da una lingua sola, colla diffusione dei loro parlatori si sono moltiplicate e divise in tante lingue quante compongono quella tal famiglia.

4°, Anche dalle osservazioni precedenti si può dedurre, che questa impossibilità naturale e positiva dello estendersi una lingua piú che tanto in paese e in numero di parlatori (o provenga dal clima che diversifichi naturalmente le lingue o da qualunque cagione) non è solamente dipendente dalla mescolanza [p. 278 modifica]di altre lingue che guastino quella tal lingua che si estende a misura che trova occupato il posto da altre e ne le caccia; ma che è un’impossibilità materiale, innata, assoluta, per cui, quando anche tutto il resto del mondo fosse vuoto o muto, quella tal lingua, dilatandosi piú che tanto, si dividerebbe a poco a poco in piú lingue. E ciò intendo di confermare anche colle osservazioni seguenti.

5°, Le colonie che trasportano di pianta una lingua in diversi luoghi, portandovi i di lei stessi parlatori