Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/862
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della gran somiglianza che ha, sí col greco, sí massimamente coll’italiano, tanto nell’andamento, come nelle minute forme, frasi, voci. E dovunque si trova nei latini scrittori un tantino di quel candore e di quella grazia nativa, che non fu mai proprio della loro letteratura, eccetto i primi e non perfetti scrittori; si trova altresí maggiore e notabile somiglianza col carattere della lingua greca e della nostra, e quindi anche del volgare latino, da cui la nostra è derivata, e a cui non dubito che Celso non si accostasse notabilmente, e piú che ogni altro classico conosciuto del secolo d’oro o d’argento. Tuttavia anche in questi scrittori medesimi si trova sempre un’aria di maggior coltura, una lingua piú lavorata, piú nitida, meno semplice, meno piana e naturale che quella degli ottimi greci, anzi in tal grado che non è possibile mai di confonderli con questi. E certo quel candore, quella nuda venustà de’ greci, e anche