Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/791

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[p. 187 modifica] come naturalizzate e debbono partecipare ai diritti e alle considerazioni delle sopraddette. Altrimenti siamo da capo, perché una grandissima parte delle nuove voci e frasi, di cui s’accresce l’uso quotidiano, vengono dallo straniero. E tutte le lingue, ancorché ottime, ancorché conservate nella loro purità, ancorché ricchissime, si accrescono col commercio degli stranieri e, per conseguenza, con una moderata partecipazione delle loro lingue. Le cognizioni, le cose di qualunque genere che ci vengono dall’estero e accrescono il numero degli oggetti che cadono nel discorso, o scritto o no, e quindi i bisogni della denominazione e della favella, portano naturalmente con se i nomi che hanno presso quella nazione da cui vengono e da cui le riceviamo. Come elle son nuove, cosí nella lingua nostra non si trova bene spesso come esprimerle appositamente e adequatamente in nessun modo. L’inventar [p. 188 modifica]di pianta nuove radici nella nostra lingua è impossibile all’individuo, e difficilissimamente e rarissimamente accade nella nazione, come si può facilmente osservare;