Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/786

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[p. 184 modifica] fu quello che tutti gli abbracciò (come dice quivi Senofonte), cioè l’attico, come quello che fra noi si chiama propriamente italiano. Giacché c’è gran differenza tra quell’attico usitato da’ buoni scrittori greci, divulgato per tutto, quello di cui parla Senofonte ec. ec. e l’attico proprio. Nello stesso modo fra il toscano proprio e il toscano sinonimo d’italiano. Vedi p. 961, capoverso 1. 2°, Che, senza entrare in discussioni, [p. 185 modifica]è ben facile il distinguere (almeno agli uomini giudiziosi, perché già senza buon giudizio non si scriverà mai bene per nessun verso) se una parola usitata in questa o quella parte d’Italia, non però ammessa ancora o nelle scritture o nel vocabolario ec., abbia le dette condizioni, cioè sia chiara, facile, inaffettata, di sapore, di suono, di forma italiana (giacché di origine italiana è sempre ch’ella è usata in Italia da molti, purché non sia manifestamente straniera, e questo di recente venuta; mentre infinite sono le antiche parole straniere domiciliate e fatte cittadine della nostra lingua). In questo caso, qualunque sia la parte d’Italia che la usa, una voce, una frase qualsivoglia sarà sempre