Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/772
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dico, da piccoli, anzi vili e rozzi e informi principii come tutte le altre e da barbare origini; di piú, cresciuta e fatta, se non matura, certo adulta e vigorosissima fra le tenebre dell’ignoranza, della superstizione, degli errori della barbarie; non per altro che per li detti motivi e prima e sola fra le viventi è venuta in tal fiore di bellezza, di forza, di copia, di varietà ec., che giunge quasi a pareggiare le due grandi antiche (chi bene ed intimamente e in tutta la sua estensione la conosce), non avendo rivale fra le moderne. Se dunque abbiamo veduto come le doti delle lingue, e in ispecie la copia e la varietà, non derivano principalmente se non dalla copia e varietà degli scrittori e non da natura di essa; ne segue che quando gli scrittori lasceranno per trascuraggine o ignoranza di arricchirla, e peggio se saranno impediti di farlo, la lingua non arricchirà, non crescerà, non monterà piú, e siccome le cose umane non si fermano mai in un punto, ma vanno sempre innanzi o retrocedono, cosí la lingua, non avanzando piú, retrocederà