Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/748

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[p. 163 modifica] ma riceverono parimente il linguaggio. Lucrezio volendo trattar materie filosofiche, s’era lagnato della novità delle cose e della povertà della lingua, come potremmo far noi oggidí, [p. 164 modifica]volendo trattare la moderna filosofia. Cicerone, da grande e avveduto uomo, il quale benché gelosissimo della purità della favella, conosceva che alla novità delle cose era necessaria la novità delle parole, e che queste non sarebbero 1°, intese e chiare, 2°, inaffettate e naturali, se non fossero appresso a poco quelle medesime che erano in comune e confermato uso in quelle tali discipline; fu ardito, e trattando materie si può dir greche popolò il latino di parole greche, certo di essere inteso e di non riuscire affettato, perché la lingua greca era divulgatissima e familiare fra’ suoi, come appunto oggi la francese, e quelle parole notissime e usitatissime, anzi proprie di quelle discipline, come oggi le francesi nelle moderne materie filosofiche e simili. E di piú erano necessarie. Cosí dunque la lingua latina si pose in grado di discorrer delle