<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/736&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712194033</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/736&oldid=-20130712194033
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 736 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 157modifica] Non è secolo della buona lingua greca (la quale si stende molto innanzi, cioè almeno a Costantino, giacché credo che S. Basilio e S. Crisostomo si citino nel glossario, sebbene anche nel vocabolario) ne’ cui scrittori la lingua non si trovi arricchita di nuove voci e anche modi che non si osservano ne’ piú antichi. E questi incrementi erano tutti della propria sostanza e del proprio fondo, giacché la lingua greca fu oltremodo schiva d’ogni cosa forestiera, ma trovava nelle sue radici e nella immensa facilità e copia de’ suoi composti la facoltà [p. 158modifica]di dir tutto quello che bisognava e di conformare la novità delle parole alla novità delle cose, senza ricorrere ad aiuti stranieri. Insomma il tesoro e la natura, e non solamente ricchezza, ma fertilità naturale e propria della lingua greca, era tale da bastare da per se sola a tutte le novità che occorresse di esprimere, come un paese cosí fertile che fosse sufficiente ad alimentare