Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/736

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[p. 157 modifica] Non è secolo della buona lingua greca (la quale si stende molto innanzi, cioè almeno a Costantino, giacché credo che S. Basilio e S. Crisostomo si citino nel glossario, sebbene anche nel vocabolario) ne’ cui scrittori la lingua non si trovi arricchita di nuove voci e anche modi che non si osservano ne’ piú antichi. E questi incrementi erano tutti della propria sostanza e del proprio fondo, giacché la lingua greca fu oltremodo schiva d’ogni cosa forestiera, ma trovava nelle sue radici e nella immensa facilità e copia de’ suoi composti la facoltà [p. 158 modifica]di dir tutto quello che bisognava e di conformare la novità delle parole alla novità delle cose, senza ricorrere ad aiuti stranieri. Insomma il tesoro e la natura, e non solamente ricchezza, ma fertilità naturale e propria della lingua greca, era tale da bastare da per se sola a tutte le novità che occorresse di esprimere, come un paese cosí fertile che fosse sufficiente ad alimentare