Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/704
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* L’uomo dev’esser libero e franco nel maneggiare la sua lingua, non come i plebei si contengono liberalmente e disinvoltamente nelle piazze, per non sapere stare decentemente e con garbo, ma come quegli ch’essendo esperto ed avvezzo al commercio civile si diporta francamente e scioltamente nelle compagnie, per cagione di questa medesima esperienza e cognizione. Laonde la libertà nella lingua dee venire dalla perfetta scienza e non dall’ignoranza. La quale debita e conveniente libertà manca oggigiorno in quasi tutti gli scrittori. Perché quelli che vogliono seguire la purità e l’indole e le leggi della lingua non si portano liberamente, anzi da schiavi. Perché non possedendola intieramente e fortemente, e sempre sospettosi di offendere, vanno cosí legati che pare che camminino fra le uova. E quelli che si portano liberamente hanno quella libertà de’ plebei, che deriva dall’ignoranza della lingua, dal non saperla maneggiare e dal non curarsene. E questi, in comparazione