Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/69
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ch’io credo che esaminando si troverà che fra le bestie un molto minor numero proporzionatamente perisce in questo pericolo, colpa probabilmente della natura umana guasta e indebolita dall’incivilimento.
* Invenies allum si te hic fastidit Alexis. Quest’è uno sbaglio formale. Nessun vero amante crede di poter trovare un altro oggetto d’amore che lo compensi.
* Oh infinita vanità del vero!
* Quanto è piú dolce l’odio che la indifferenza verso alcuno! Perciò la natura intenta a procurare la nostra felicità individuale nello stato primitivo, ci avea lasciata l’indifferenza verso pochissime cose, come vediamo nei fanciulli sempre proclivi a odiare o ad amare, temere ec.
* A quello che ho detto in altro pensiero si può aggiungere che gli stessi fiorentini pronunziano effe, elle, emme, esse ec. e non effi elli ec.; tanto è chiaro che la lingua umana dove manca l’appoggio della vocale, cade naturalmente in un’e.
* Beati voi se le miserie vostre non sapete. - Detto, per esempio, a qualche animale, alle api, ec.
* Dev’esser cosa già notata che, come l’allegrezza ci porta a communicarci cogli altri, onde un uomo allegro diventa loquace quantunque per ordinario sia taciturno e s’accosta facilmente a persone che in altro tempo avrebbe o schivate o non facilmente trattate ec., cosí la tristezza a fuggire il consorzio altrui e rannicchiarci in noi stessi co’ nostri pensieri e col nostro dolore. Ma io osservo che questa tendenza al dilatamento nell’allegrezza e al ristringimento nella tristezza si trova anche negli atti dell’uomo occupato dall’