Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/635

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[p. 104 modifica] per questo, si è detto che l’uomo che non è stato mai sventurato non sa nulla. L’anima, i desideri, i pensieri, i trattenimenti dell’uomo felice, sono tutti al di fuori e la solitudine non è fatta per lui: dico la solitudine o fisica o morale e del pensiero. Vale a dire che se anche egli si compiace nella solitudine, questo piacere e i suoi pensieri e trattenimenti in quello stato sono tutti in relazioni colle cose esteriori e dipendenti dagli altri, non mai con quelle riposte in lui solo. Non è però che la felicità o consolazione dell’uomo sventurato o vecchio sieno riposte nella verità e nella meditazione e cognizione di lei. Che piacere o felicità o conforto ci può somministrare il vero, cioè il nulla (se escludiamo la sola religione)?. Ma altre illusioni, forse piú savie perché meno dipendenti, e perciò anche piú durevoli, sottentrano a quelle relative [p. 105 modifica]alla società. E questo è in somma quello che si chiama contentarsi di se stesso, e omnia tua in te posita ducere, con che Cicerone (Laelius sive de amicitia, c. 2) definisce la sapienza. Un sistema,