Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/566
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quale ciascuno sente di far parte e al quale però ciascuno è affezionato e interessato dal proprio egoismo e come a se stesso; uno stato dove non c’è molto da invidiare, perché tutti sono appresso a poco uguali, i vantaggi sono distribuiti equabilmente, le preminenze non sono che di merito e di gloria, cose poco soggette all’invidia, e perché la strada per ottenerle è aperta a ciascheduno, e perché non si ottengono se non per mezzo e volontà di ciascheduno, e perché ridondano in vantaggio della moltitudine; in somma, uno stato, che sebbene non è il primitivo della società, è però il primitivo dell’uomo, naturalmente libero e padrone di se stesso e uguale agli altri (come ogni altro animale), e quindi moltissimo della natura sola sorgente di perfezione e felicità; un simile stato, finché restava tanta natura da sostenerlo e quanta bastava perch’egli fosse ancora compatibile colla società; era certamente, dopo la monarchia primitiva, il piú conveniente all’uomo, il piú fruttuoso alla vita, il piú felice.