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ogni altro animale), e quindi moltissimo della natura sola sorgente di perfezione e felicità; un simile stato, finché restava tanta natura da sostenerlo e quanta bastava perch’egli fosse ancora compatibile colla società; era certamente, dopo la monarchia primitiva, il piú conveniente all’uomo, il piú fruttuoso alla vita, il piú felice.  (567) Tale fu appresso a poco lo stato delle repubbliche greche fino alle guerre persiane, della romana fino alle puniche.

Ma, come l’uguaglianza è incompatibile con uno stato il cui principio è l’unità, dal quale vengono necessariamente le gerarchie, cosí la disuguaglianza è incompatibile con quello stato il cui principio è l’opposto dell’unità, cioè il potere diviso fra ciascheduno, ossia la libertà e democrazia. La perfetta uguaglianza è la base necessaria della libertà. Vale a dire, è necessario che fra quelli fra’ quali il potere è diviso non vi sia squilibrio di potere; e nessuno ne abbia piú né meno di un altro. Perché in questo e non in altro è riposta l’idea, l’essenza e il fondamento della libertà. Ed oltre che senza questo la libertà non è piú vera né intera, non può neanche durare in questa imperfezione. Perché, come l’unità del potere porta il monarca ad abusarsene e passare i limiti, cosí la maggioranza del potere porta il maggiore ad abusarsene e cercare di accrescerlo: e cosí le  (568) democrazie vengono a ricadere nella monarchia. Né solamente la πλεονεξία del potere, ma ogni sorta di πλεονεξία, è incompatibile e mortifera alla libertà. Nella libertà non bisogna che l’uno abbia sopra l’altro nessun avvantaggio se non di merito o di stima, in somma di cose che non possano essere né invidiate per parte degli altri, né abusate e portate oltre i limiti da chi le possiede. Altrimenti nascono le invidie negli uni, il desiderio di maggior superiorità negli altri. Questi cercano d’innalzarsi, quelli di non restare al di sotto o di conseguire gli stessi vantaggi. Quindi fa-