Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/52
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di collocare ec. la lingua, i denti, le labbra ec., quelle parti che formano i detti suoni, e noi vediamo come piccole differenze di collocazione formino suoni diversissimi, come il p e il b per esempio. Ora, perché noi da fanciulli non abbiamo sentito altro che i suoni del nostro alfabeto abbiamo solo imparato quelle tali collocazioni, e a quelle assuefatti e incapaci d’ogni altra crediamo: 1. che altre non ve ne siano in natura; 2. che tutte sieno appresso a poco comuni per natura a tutti. Ma la prima cosa è mostrata falsa dalle tante lettere degli alfabeti antichi o stranieri, che noi non sappiamo pronunziare, o ignorandone il suono, come spesso negli antichi (quantunque piú spesso crediamo di saperlo), o il mezzo, come negli stranieri, e da molte altre prove; l’altra cosa da quello che ho detto di sopra e dall’esperienza continua di tanti che per minime circostanze piuttosto accidentali ed estrinseche che organiche restan privi di certe lettere. Ora non è dunque maraviglia che gli alfabeti dei popoli siano differenti secondo la differente assuefazione tradizionale, da cui si dee rimontare alla origine d’essi alfabeti. E se ne deduce che in natura o non c’è alfabeto o molto piú ricco che non si crede volgarmente.
* Un esempio di quanto fosse naturale e piena di amabili e naturali illusioni la mitologia greca è la personificazione dell’eco.
* Non ogni proposito deve nascondere il poeta, come, per esempio, non dee nascondere il proposito d’istruire nel poema didascalico ec., insomma i propositi manifesti e che si espongono, per esempio, nello stesso principio del poema, Canto l’armi pietose ec.; ma sí bene quelli che non vanno naturalmente col proposito manifesto, come col narrare il dipingere, coll’istruire il dilettare, cose che il poeta si propone, ma non dee mostrare di proporsele, quantunque debba mostrare quegli altri propositi manifesti, i quali servono piú che altro di pretesto e manto ai propositi occulti. E questo, perché questi ultimi non sono naturali, come è naturale che uno narri ec.; ma deve parer che quel diletto, quella viva rappresentazione ec. venga spontanea e senza ch’il poeta l’abbia cercata; il che mostrerebbe l’arte e lo studio e la diligenza, e in somma non sarebbe naturale, giacché figurandoci il poeta nello stato naturale, è un uomo che preso il suo tema, e questo è il proposito manifesto, venga giú dicendo quello che gli si somministra spontaneamente, come fanno tutti quelli che parlano, e quantunque egli qui metta un’immagine, qui un affetto, qui un suono espressivo, qui ec., e tutto a bella posta e pensatamente, non deve parer ch’egli lo faccia cosí, ma solo naturalmente, e cosí portando il filo del suo discorso e l’accaloramento