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158 pensieri (51-52)



*   Intendo per innocente non uno incapace di peccare, ma di peccare senza rimorso. Vedi p.276.


*   Può mai stare che il non esistere sia assolutamente meglio ad un essere che l’esistere? Ora cosí accadrebbe appunto all’uomo senza una vita futura.


*   Non mi maraviglio né che gli antichi ebrei e, credo, gran parte o tutti gli orientali (vedi le lettere premesse Aux principes discutés de la société Hébreo-Capucine etc.) e cosí i greci mancassero per esempio del v. né che avessero alcune lettere che noi non abbiamo, come gli Ebrei per esempio il ע, i greci il ϑ, il χ ec. Le lettere che noi crediamo comunemente essere proprio tante e non piú quanto le nostre, o almeno in genere, sono in effetto moltissime, giacché non vengono dalla natura ma dall’assuefazione, io dico in particolare; cioè la facoltà del parlare e articolare e formare diversi suoni viene dalla natura, ma la qualità e differenza di questi suoni ossia delle lettere viene dall’assuefazione. E infatti sono infiniti i modi  (52) di collocare ec. la lingua, i denti, le labbra ec., quelle parti che formano i detti suoni, e noi vediamo come piccole differenze di collocazione formino suoni diversissimi, come il p e il b per esempio. Ora, perché noi da fanciulli non abbiamo sentito altro che i suoni del nostro alfabeto abbiamo solo imparato quelle tali collocazioni, e a quelle assuefatti e incapaci d’ogni altra crediamo: 1. che altre non ve ne siano in natura; 2. che tutte sieno appresso a poco comuni per natura a tutti. Ma la prima cosa è mostrata falsa dalle tante lettere degli alfabeti antichi o stranieri, che noi non sappiamo pronunziare, o ignorandone il suono, come spesso negli antichi (quantunque piú spesso crediamo di saperlo), o il mezzo, come negli stranieri, e da molte altre prove; l’altra cosa da quello che ho detto di sopra e dall’esperienza continua di tanti che per minime