Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4421

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[p. 355 modifica] é giunto assai tosto (come spesso accade) a quello stato nel quale i successi sociali si desiderano leggermente, e poco o niun piacere cagionano (1o dicembre 1828).


*    Nelle mie passeggiate solitarie per le città, suol destarmi piacevolissime sensazioni e bellissime immagini la vista dell’interno delle stanze che io guardo di sotto dalla strada per le loro finestre aperte. Le quali stanze nulla mi desterebbero se io le guardassi stando dentro. Non è questa un’immagine della vita umana, de’ suoi stati, de’ beni e diletti suoi? (1o dicembre 1828, Recanati).


*    La Natura è come un fanciullo: con grandissima cura ella si affatica a produrre, e a condurre il prodotto alla sua perfezione; ma non appena ve l’ha condotto, ch’ella pensa e comincia a distruggerlo, a travagliare alla sua dissoluzione. Cosí nell’uomo, cosí negli altri animali, ne’ vegetabili, in ogni genere di cose. E l’uomo la tratta appunto com’egli tratta un fanciullo: i mezzi di preservazione impiegati da lui per prolungar la durata dell’esistenza o di un tale stato, o suo proprio o delle cose che gli servono nella vita, non sono altro che quasi un levar di mano al fanciullo il suo lavoro, tosto ch’ei l’ha compiuto, acciò ch’egli non prenda immantinente a disfarlo (2 dicembre 1828).


*    Memorie della mia vita. - Sempre mi desteranno dolore quelle parole che soleva dirmi l’Olimpia Basvecchi riprendendomi del mio modo di passare i giorni della gioventú, in casa, senza vedere alcuno: che gioventú! che maniera di passare cotesti anni! Ed io concepiva intimamente e perfettamente anche allora tutta la ragionevolezza di queste parole. Credo [p. 356 modifica]