<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/4380&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20200110161322</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/4380&oldid=-20200110161322
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 4380 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 320modifica]repurgata et in pristinam formam, quatenus recuperanda esset, tam e veterum monumentorum fide et auctoritate, quam ex antiqui sermonis indole ac ratione, redacta. Nota. È il titolo dell’Omero di Knight col digamma, London, 1820)- e dalla irruzione de’ doriesi, i quali costrinsero molto popolo greco a rifuggirsi nell’Asia minore, la storia critica della lingua e della poesia omerica, e l’epoca e l’indole e la fortuna finor ignotissime del poeta, sono dedotte con arte e dottrina e perseveranza, e affermate con la dignità d’uomo che sente di avere trovato il vero. Onde taluni che non possono persuadersi mai della probabilità di que’ fatti, si sentono convinti alle volte dagli argomenti, e ascoltano con riverenza lo storico (sic) al quale non possono prestar fede (questo è il sistema esposto e seguito da Capponi, Lezione 2a sulla lingua, Antologia, maggio 1828), § 16. Questo Payne Knight era uomo di forte intelletto; di non vaste letture, ma che parevano immedesimate ne’ suoi pensieri e raccolte non tanto per nudrire i suoi studi, quanto per essere nudrite dalla sua mente. Era nuovo e luminosissimo in molte idee; e quantunque ei potesse dimostrarne alcune e ridurle a principii sicuri, intendeva che tutte fossero assiomi ai quali non occorrono prove; e dalle conseguenze ch’ei ne traeva escludeva inflessibile qualunque eccezione, ond’erano inapplicabili, e sembravano assurde: ma quantunque ei parlasse energicamente ad esporle, non pareva o non voleva essere eloquente a difenderle; e quando s’accorse d’avere errato, lo confessò (Ob multos [p. 321modifica]errores in libro de hac re Anglice scripto piacularem esse profiteor. Prolegom. in Homerum, sect. CLI, nota). Aveva