Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4246
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* Superstiziosa imitazione e venerazione del Petrarca nel XVI secolo, del che altrove ec. Vedi nelle opere del Tasso le opposizioni al Sonetto Spirto, leggiadre rime ec. e la risposta del Tasso (ediz. del Mauro, t. VI). Vedi ancora il Guidiccioni nelle Lettere di diversi eccellentiss. uomini, Venezia, Giolito, 1554, p. 43-48.
* Sevum, sevo-sego. Rovo-rogo.
* Trasognato per trasognante. Straboccato, traboccato per traboccante, o che suol traboccare.
* Τοιάτην γὰρ ἡ φιλία βούλεται (cioè πέφυκε, debet ec.) ποιεῖν ἑνότητα καὶ σύμπηξιν (vuole, tende per sua natura a fare) Plutarco, περὶ πολυφιλἱας, de amicorum multitudine, p. 95. A. Vedi Casaubon., ad Athenae., libro VII, c. 16. Volere assolutamente per dovere, vedilo nelle Giunte Veronesi (Recanati, 25, 1827).
* Preciado spagnuolo per prezioso, come noi pregiato. Continuato o continovato per continuo, e cosí continué ec.
* Vittuaglia, vittuaria-vettovaglia, vettovaglia. Vettuvaglia. Ricordano , cap. 125, 133; M. Villani, ap. Crusca, in Casale. Capua, Padua, Mantua, coi derivati Capova, Padova, Mantova ec. ec. Balduino e Baldovino. Menovare, cioè menuare. Vedi Crusca.
* Auto, riceuto ec. negli antichi, come Ricordano ec. omesso il v, per avuto ec.
* Monte Guarchi, in Ricordano, spesso, per Montevarchi.
* Da mutolo per muto, ammutolare, ammutolire per ammutare, ammutire disusati.
* Nutrire per avere (io nutro speranza ec.). Vedi Crusca, francese, spagnuolo ec. - τρέφω appunto per ἔχω. Casaub., ad Athenae., libro VII, c. 18, fine.
* Disguizzolare. Parlottare. Borbottare.
* Digiuna plurale, per quattro tempora. Dino Compagni, libro III, principio. La Crusca ha Digiune.
* Ragionato per ragionevole, ragionatamente ec. Vedi Crusca. Minutus, minuto ec. da minuo, per piccolo. Svagato, divagato, distratto, distrait ec., per che suole essere svagato ec. Dissipito, cioè non saputo, per dissipiente, che non sa, non ha sapore. Dissapito. Dissaporito.
* Sfondare-sfondolare, sfondolato. Aratro-arato, voce antica - aratolo.
* Alla p. 4144. Io credo certo ch’Epitteto (il quale viveva in Roma) alluda in questo luogo al costume romano di chiamar le donne dominae, costume che certo ci dovette essere, e passare in consuetudine grandissima poiché nel nostro volgare domina (donna) è restato sinonimo, anzi vicario, di mulier. Vedi il Ducange in Domina,