Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4100
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medesimo. La qual contraddizione apparisce ancora nella essenziale imperfezione dell’esistenza (imperfezione dimostrata dalla necessità di essere infelice, e compresa in lei); cioè nell’essere, ed essere per necessità imperfettamente, cioè con esistenza non vera e propria. Di piú che una tale essenza comprenda in se una necessaria cagione e principio di essere malamente, come può stare, se il male per sua natura è contrario all’essenza rispettiva delle cose e perciò solo è male? Se l’essere infelicemente non è essere malamente, l’infelicità non sarà dunque un male a chi la soffre né contraria e nemica al suo subbietto, anzi gli sarà un bene, poiché tutto quello che si contiene nella propria essenza e natura di un ente dev’essere un bene per quell’ente. Chi può comprendere queste mostruosità? Intanto l’infelicità necessaria de’ viventi è certa. E però, secondo tutti i principii della ragione ed esperienza nostra, è meglio assoluto ai viventi il non essere che l’essere. Ma questo ancora come si può comprendere? che il nulla, e ciò che non è, sia meglio di qualche cosa?
L’amor proprio è incompatibile colla felicità, causa della infelicità necessariamente, se non vi fosse amor proprio non vi sarebbe infelicità, e da altra parte la felicità non può aver luogo senz’amor proprio, come ho provato altrove, e l’idea di quella suppone l’idea e l’esistenza di questo. Del resto, e in generale, è certissimo che nella natura delle cose si scuoprono mille contraddizioni, in mille generi e di mille qualità, non delle apparenti, ma delle dimostrate con tutti i lumi e l’esattezza la piú geometrica della metafisica e della logica; e tanto evidenti per noi quanto lo è la verità della proposizione. Non può una cosa a un tempo essere e non essere. Onde ci bisogna rinunziare alla credenza o di questa o di quelle. E in ambo i modi rinunzieremo alla nostra ragione (2 giugno 1824). - Vedi un’altra evidente contraddizione della natura, e si può dire, in cose fisiche,