Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4044
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* Forse diminutivo positivato: σπήλᾳον (spelaeum). Vedi i lessici (9 marzo 1824).
* Alla p. 4025. Vedilo pure tom. II, lib.7, p. 158, lib. VIII, p. 219, analoghi a’ quali v’ha diversi altri luoghi nello stesso autore (9 marzo 1824). Vedi qui sotto.
* Menare, portare, tirare ec. pel naso - τῆς ῥινὸς ἔλκειν nello stesso senso. Luciano, Dial. Deor. Iov. et Iunon., t. I, Opera, 1687, p. 196. Vedi i lessici e la Crusca e il Forcellini e i francesi e gli spagnuoli (9 marzo 1824). Nota che Luciano lo usa come proverbio o modo di dire vulgato, colla voce φασὶ.
* Λαιὸς - lae-v-us (9 marzo 1824),σκαιός - scae-v-us.
* Al detto altrove dei verbali in bilis in ilis ec. ec. si aggiungano quelli formati da essi in ilitas, bilitas, e altri generi, siano del buono o del barbaro latino o delle lingue moderne, sia che i verbali da cui essi sono formati sieno individualmente noti o ignoti ec. ec., sia pure che tali nomi sostantivi verbali derivino immediatamente dai verbi e in tal caso bisogna vedere da che voce dei verbi e in che modo, secondo i rispettivi generi d’essi verbali (10 marzo 1824).
* Al capoverso 2o di questa pagina. Anche nella lega di Cambrai contro i veneziani fu presa per pretesto, o maggior coonestazione, secondo l’uso di quelli e de’ passati tempi, il voler far guerra contro i turchi. Vedi il Guicciardini, t. II, p. 180, e quivi le note, e p. 186, sulla fine. Ed è notabile in questo caso tanto piú questo pretesto, quanto per distruggere i Veneziani allegavano la necessità di farlo a volere opprimere i turchi, de’ quali i veneziani erano i maggiori nemici, e quelli che avevano avuti seco maggiori guerre (come pur n’ebbero appresso), e fatti loro e riportatine maggiori danni (10 marzo 1824). Vedi p. 4073.
* Non ne fece altro per non ne fece nulla; non se ne fece altro; non se ne farà, se ne fa altro; modi consueti del nostro favellare. Non volle farne altro cioè nulla: nelle note al Guicciardini, t. II, p. 183, 191, 363 (10 marzo 1824).
* In tutta l’Europa (massime in Italia, dove tutti gli assurdi e gl’inconvenienti sociali sono maggiori che altrove) non reca infamia l’essere