Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4011
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οὐ γὰρ ἄλλα κηρύσσω, che il Dalechampio traduce frivola non denuntio: bene, ma propriamente sarebbe non enim nihil (cioè rem o res nihili) denuntio. E certamente qua spetta quel che dice lo Scapula che appresso Euripide ἄλλα si spiega per rationi non consentanea. E qua eziandio l’uso dell’avverbio ἄλλως per incassum, frustra, temere ec. (del qual uso vedi lo Scapula e l’indice greco a Dione Cassio coi luoghi quivi indicati, ad uno de’ quali v’é una nota, dove si dice che tal uso è stato illustrato, dimostrato ec. dal Perizonio, ad Elian. ec).1 e in parte ancora l’uso del medesimo avverbio ne’ significati da me notati e illustrati nelle Annotazioni all’Eusebio del Mai, e nelle postille al Fedone di Platone sul fine ec. (10 gennaio 1824). Presso Euripide il Tusano spiega ἄλλα per οὐκ ἐοικότα aberrantia a proposito. Ben può essere che questo sia il proprio senso e l’origine di tal uso della voce ἄλλα, sí presso Euripide sí presso Fenice. Con tutto ciò non credo tal uso alieno dal nostro proposito e dall’analogia col sopraddetto uso italiano ec. (10 gennaio 1824).
* Diminutivi positivati. Scintilla e suoi derivati ec. Vedi l’etimologia di scintilla nel Forcellini e nelle note al Timone di Luciano, principio, Opera, ediz. Amstel., 1687, t. I, p. 55, not. 7 (11 gennaio, domenica, 1824).
* Al detto altrove dell’antico meno (tema di memini) e del nostro rammentare ec., che forse ne deriva ec., aggiungi mentio, verbale dimostrativo del supino mentum, onde noi ec. menzionare ec. - Mentovare ec. (11 gennaio, domenica, 1824). Vedi la p. 4016.
* Ayrarse o airarse, airado ec., airarsi ec. da aggiungersi
Note
- ↑ ἂλλως per falso, frustra in un luogo di Alessi Comico ap. Ateneo, l. XIII, p. 562, D, fine. male inteso dal Dalechampio.