Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3860

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[p. 241 modifica] da pochissimi particolari, e il pubblico, per cosí dir, da’ privati. Quanto alla milizia, ognun sa che l’Italia e la Spagna dal seicento ne mancano.

Questa politica condizione dell’Italia e della Spagna ha prodotto e produce i soliti e immancabili effetti. Morte e privazione di letteratura, d’industria, di società, di arti, di genio, di coltura, di grandi ingegni, di facoltà inventiva, d’originalità, di passioni grandi, vive, utili o belle e splendide, d’ogni vantaggio sociale, di grandi fatti e quindi di grandi scritti in azione, torpore cosí nella vita privata e rispetto al privato, come rispetto al pubblico, e come il pubblico è nullo rispetto alle altre nazioni. Questi effetti nati [p. 242 modifica]subito, sono andati dal seicento in poi sempre crescendo sí in Italia che in Ispagna, ed oggi sono al lor colmo in ambo i paesi, benché le cagioni assegnatene forse non sieno maggiori oggi che nel principio, anzi forse al contrario (sebbene però la placidezza del dispotismo, propria dell’ultimo secolo, e quindi la blandizia di esso, n’é anzi la perfezione, la sommità e il massimo grado, che un grado minore). Questo è avvenuto perché niente in natura si fa per salto, e perché un vivente, colpito dalla morte, si raffredda a poco a poco, ed è piú caldo assai a pochi momenti dalla morte, che un pezzo dopo. Nel seicento, ed anche nel settecento, l’Italia già uccisa, palpitava e fumava ancora. Cosí discorrasi della Spagna. Or l’una e l’altra sono immobili e gelate, e nel pieno dominio della morte.


     Egli è costante, ed io in molti luoghi l’ho sostenuto,