Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3860
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da pochissimi particolari, e il pubblico, per cosí dir, da’ privati. Quanto alla milizia, ognun sa che l’Italia e la Spagna dal seicento ne mancano.
Questa politica condizione dell’Italia e della Spagna ha prodotto e produce i soliti e immancabili effetti. Morte e privazione di letteratura, d’industria, di società, di arti, di genio, di coltura, di grandi ingegni, di facoltà inventiva, d’originalità, di passioni grandi, vive, utili o belle e splendide, d’ogni vantaggio sociale, di grandi fatti e quindi di grandi scritti in azione, torpore cosí nella vita privata e rispetto al privato, come rispetto al pubblico, e come il pubblico è nullo rispetto alle altre nazioni. Questi effetti nati subito, sono andati dal seicento in poi sempre crescendo sí in Italia che in Ispagna, ed oggi sono al lor colmo in ambo i paesi, benché le cagioni assegnatene forse non sieno maggiori oggi che nel principio, anzi forse al contrario (sebbene però la placidezza del dispotismo, propria dell’ultimo secolo, e quindi la blandizia di esso, n’é anzi la perfezione, la sommità e il massimo grado, che un grado minore). Questo è avvenuto perché niente in natura si fa per salto, e perché un vivente, colpito dalla morte, si raffredda a poco a poco, ed è piú caldo assai a pochi momenti dalla morte, che un pezzo dopo. Nel seicento, ed anche nel settecento, l’Italia già uccisa, palpitava e fumava ancora. Cosí discorrasi della Spagna. Or l’una e l’altra sono immobili e gelate, e nel pieno dominio della morte.
Egli è costante, ed io in molti luoghi l’ho sostenuto,