Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3631
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stabilite e richiamate nei verbi che piú non le hanno, sono, oltre gli altri argomenti, confermate da’ verbi delle stesse maniere che ancor le hanno, e che ne’ participii o supini son regolari e perfetti, sia ch’essi abbiano anche degl’irregolari, o che gl’irregolari solamente; e ch’essi sieno regolari e perfetti in tutto, o che senza ciò lo sieno ne’ participii o supini. Per esempio, habeo, habes, habui, verbo tutto regolare e perfetto, fa habitum e habitus a um, non habtum. Perché dunque doceo, doces, docui, doctum, non docitum?1) E da tali osservazioni si vede che questo paradigma e quello di lego sono male scelti ad uso delle grammatiche, perché ambo irregolari, o vogliamo dire alterati dalla prima lor forma, e dalla vera forma de’ loro pari, ne’ supini e ne’ participii in us. Il che di lego si dimostra anche particolarmente col suo derivato legito, come altrove (8 ottobre 1823).
* Mi pare di aver nella teoria de’ continuativi detto che il perfetto di lego fu legesi. Notisi
Note
- ↑ Exerceo, coerceo ec. es ui itum. Mentre che arceo, ch’è il semplice di questi verbi, fa arctum, come si dimostra dall’aggettivo arctus, secondo il detto altrove in proposito; placeo-taceo-noceo es ui itum. Perché nocitum e non docitum? Se non per pura casualità d’uso nel pronunziare?