<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3581&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150925105804</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3581&oldid=-20150925105804
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3581 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 42modifica] dei climi e delle qualità del cielo e del suolo in ambo i paesi. E corrisponde eziandio la qualità degli stranieri, ambo arabi, non di origine, ma di lingua (se non m’inganno), ed ambo maomettani di religione; i mori di Spagna e i turchi. Con questa differenza però a favor della Spagna, che laddove i turchi barbari e ignorantissimi vennero in un paese civile e dotto, e barbari regnano sopra una gente per lor cagione imbarbarita, e non piú coltivata; i mori non barbari vennero in un paese già rozzo, e quasi civili regnarono in un paese molto men civile di loro. Ebbero i mori in Ispagna un’estesissima letteratura, e piene sono le biblioteche spagnuole e straniere delle loro opere (alcune, come quelle di Averroe, note per traduzioni e celebri in tutta Europa). Né per tanto poterono essi introdurre né lasciare la loro letteratura (ch’era pur l’unica a que’ tempi in Europa) tra gli spagnuoli che niuna ne avevano; né la loro civiltà (altresí unica); né col mezzo ed aiuto di questa e della letteratura, la loro lingua; né poteron fare che nella Spagna mezza coperta [p. 43modifica]e dominata da stranieri di diversissimo linguaggio e costume,