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42 pensieri (3580-3581)

niere di vita, insomma due nazioni diversissime, contrarie, nemiche, perseverarono sempre in Ispagna, e sempre divise e ben distinte l’una dall’altra, benché sempre l’una accanto all’altra, e materialmente confuse insieme, e sugli occhi l’una dell’altra. Né il maomettano riconobbe mai Cristo, né il cristiano Maometto, né l’arabo lasciò la sua lingua per la spagnuola, né lo spagnuolo succhiò mai col latte altra lingua che l’indigena. Cosa mirabile e che non ha, credo, altro esempio, oltre di questo, se non quello de’ greci e de’ turchi, il quale ancor dura, e che altrove ho considerato parlando della singolare tenacità de’ greci rispetto ai loro costumi, pratiche ec., come alla lingua. Tenacità in cui i greci non hanno forse pari altra nazione che la spagnuola, né la spagnuola forse altra che la greca. E ben corrisponde la parità o somiglianza  (3581) dei climi e delle qualità del cielo e del suolo in ambo i paesi. E corrisponde eziandio la qualità degli stranieri, ambo arabi, non di origine, ma di lingua (se non m’inganno), ed ambo maomettani di religione; i mori di Spagna e i turchi. Con questa differenza però a favor della Spagna, che laddove i turchi barbari e ignorantissimi vennero in un paese civile e dotto, e barbari regnano sopra una gente per lor cagione imbarbarita, e non piú coltivata; i mori non barbari vennero in un paese già rozzo, e quasi civili regnarono in un paese molto men civile di loro. Ebbero i mori in Ispagna un’estesissima letteratura, e piene sono le biblioteche spagnuole e straniere delle loro opere (alcune, come quelle di Averroe, note per traduzioni e celebri in tutta Europa). Né per tanto poterono essi introdurre né lasciare la loro letteratura (ch’era pur l’unica a que’ tempi in Europa) tra gli spagnuoli che niuna ne avevano; né la loro civiltà (altresí unica); né col mezzo ed aiuto di questa e della letteratura, la loro lingua; né poteron fare che nella Spagna mezza co-