Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3536

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[p. 12 modifica] libere di attendere a quello che fa bisogno contra il pericolo, senza che alla cura che si dee porre in combatterlo si mesca neppure il menomo turbamento per la dubbiosa espettativa del successo. E le operazioni esteriori debbono esser cosí riposatamente fatte come quelle che si fanno a qualunque altro fine. E in esse operazioni una certa avventatezza, un ardir temerario, un affrontare il pericolo piú che non bisogna, un prenderne maggior parte che non è duopo, un accrescere irragionevolmente esso pericolo, un gittarsi via fuor di proposito e simili azioni che paiono segni ed effetti di sommo coraggio, sono assai sovente tutto l’opposto, cioè segni ed effetti del timore, come quell’allegria di cui s’è parlato di sopra. Perocché tali atti vengono da un’impazienza, da una fretta di veder l’esito, cioè d’uscir del pericolo col passargli, per cosí dire, per lo mezzo; da una confusione dell’anima, dal non poter tollerare la calma della riflessione a causa del turbamento che si prova, e ch’essa riflessione accrescerebbe; dal non essere in istato di considerare, come si dovrebbe, per aver l’animo sossopra; insomma dal