<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3373&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170928140051</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3373&oldid=-20170928140051
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3373 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 348modifica] sapere di patavinità. E le parole di Cicerone, chi ben le consideri anche in se stesse, non possono significare altro. Perocché era fuor di luogo la nota di peregrino se si fosse trattato di una lingua forestiera, che non in parte, o per qualche qualità, ma tutta è peregrina: né questo in lei sarebbe stato difetto, e volendolo considerar come tale, soverchiamente leggiera e sproporzionata sarebbe stata quella semplice espressione che la lingua e lo stile di quei poeti sapeva di forestiero. Oltreché l’una e l’altro sarebbero stati barbari, e per le orecchie romane affatto strani, rozzi, insolenti, insopportabili, non cosí solamente macchiati d’un non so che di pingue e di peregrino. Era in Cordova introdotta già (siccome in altre parti della Spagna già soggiogata, perché quella provincia non fu sottomessa che a poco a poco, e con grandissimo intervallo [p. 349modifica]intervallouna parte dopo l’altra, e, come osserva Velleio,1 fu di tutte la piú renitente, e tra le romane conquiste la piú lunga e difficile e per lungo tempo incertissima); era, dico, introdotta già in Cordova la lingua e la letteratura latina, siccome
Note
↑Velleio II, 90, 23; Floro, II, 17, 5; Livio, XXVIII, 12.