<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3370&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170928140320</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3370&oldid=-20170928140320
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3370 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 346modifica] dell’altre, non tanto come lingua di conquistatori e padroni, superante quella de’ conquistati e de’ servi, né come lingua indigena o naturalizzata, superante le forestiere, avventizie e nuove; quanto come lingua cólta e formata, superante le barbare, incólte, informi, incerte, imperfette, povere, insufficienti, indeterminate. Altrimenti non sarebbe stato, come fu, impossibile ai successivi conquistatori d’Italia, Francia, Spagna, il [p. 347modifica]far quello che i latini ne’ medesimi paesi, conquistandoli, avevano fatto; cioè l’introdurre le proprie lingue in luogo di quelle de’ vinti. Nel mentre che i Sassoni in Inghilterra, certo né piú civili, né piú potenti de’ Franchi, de’ Goti, de’ Mori ec., i Sassoni, dico, in Inghilterra, e poscia i Normanni, trionfavano pur senza pena delle lingue indigene di quell’isola, perché mal formate ancor esse, benché non affatto barbare, ed anzi (per esempio la celtica) piú cólte ec. delle loro. Ma queste vittorie della lingua latina sí nell’introdursi fra’ conquistati, e forestiera scacciare le lingue indigene; sí nel mantenersi malgrado i conquistatori, e in luogo di cedere, divenir propria anche di questi, si dovettero, come ho detto, in grandissima parte alla civiltà dei