(3370-3371-3372) |
pensieri |
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far quello che i latini ne’ medesimi paesi, conquistandoli, avevano fatto; cioè l’introdurre le proprie lingue in luogo di quelle de’ vinti. Nel mentre che i Sassoni in Inghilterra, certo né piú civili, né piú potenti de’ Franchi, de’ Goti, de’ Mori ec., i Sassoni, dico, in Inghilterra, e poscia i Normanni, trionfavano pur senza pena delle lingue indigene di quell’isola, perché mal formate ancor esse, benché non affatto barbare, ed anzi (per esempio la celtica) piú cólte ec. delle loro. Ma queste vittorie della lingua latina sí nell’introdursi fra’ conquistati, e forestiera scacciare le lingue indigene; sí nel mantenersi malgrado i conquistatori, e in luogo di cedere, divenir propria anche di questi, si dovettero, come ho detto, in grandissima parte alla civiltà dei (3371) costumi latini e alle lettere latine con esse lingue introdotte o conservate: di modo che detta lingua non riportò tali vittorie, solamente come cólta e perfetta per se, ma come congiunta ed appartenente ai cólti e civili costumi, opinioni e lettere latine. Perocchè, come ho detto, sempre ch’ella ne fu disgiunta, cioè dovunque la civiltà e letteratura latina, e l’uso del viver latino, o non s’introdusse, o non si mantenne, o scarsamente s’introdusse o si conservò; né anche s’introdusse la lingua latina, come in Germania, o non si mantenne, come accadde in Inghilterra. E ciò si vede non solo in queste parti d’Europa, che non ammisero la civiltà latina per eccesso di barbarie, o che non ammettendola, restarono barbare; ma eziandio in quelle dove una civiltà ed una letteratura indigena escluse la forestiera, in quelle che non ammettendo i costumi né le lettere latine, restarono però, quali erano, civili e letterate, cioè nelle nazioni greche. Le quali non ricevendo l’uso del viver latino, non ricevettero neppur la lingua, benché la sede dell’impero (3372) romano, e Roma e il Lazio, per cosí dire, fossero trasportate e lunghissimi secoli dimorassero nel