[p. 322 modifica] si richiede oggidí, quasi generalmente a ogni uomo di lettere, ma ch’é sommamente necessaria al filosofo; la cognizione ed uso e pratica di tante altre lingue antiche e moderne e de’ loro autori, letterature ec. domandano poca parte di tempo? Certo è veramente dura e deplorabile oggidí la condizione dell’italiano, il quale avesse nella sua mente cose degne d’essere scritte e convenienti a’ nostri tempi, perocch’egli, anche volendo usare la maggior semplicità del mondo, non avrebbe una lingua naturale in cui scrivere (come l’hanno i francesi ec. atta a potervi subito scrivere, com’ei l’abbiano competentemente coltivata e studiata), né il modo di bene esprimere i suoi concetti gli correrebbe mai alla penna spontaneo, ma converrebbe ch’egli si fabbricasse l’istrumento con cui significar le sue idee. E d’altronde ella è ben ardua e difficile la condizione di un ingegno quantunque si voglia grande e cólto, al quale, oltre la grande impresa di ristorare la letteratura italiana, e dare o mostrare all’Italia una letteratura propria moderna,