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[p. 393 modifica] Non sarebbe questo un vizio organico, fondamentale, radicale e una contraddizione nel suo sistema? Come ha reso cosí difficile il solo mezzo di ottener quello ch’ella voleva soprattutto [p. 394 modifica]e si prefiggeva per fine, cioè la felicità? e la felicità dell’uomo, il quale tiene evidentemente il primo rango nell’ordine delle cose di quaggiú? Come ha ripugnato con ogni sorta di ostacoli a quello ch’ella cercava? Ma l’uomo dovea ben tenere il primo rango e lo terrebbe anche in quello stato naturale che noi consideriamo come brutale; non però dovea mettersi in un altr’ordine di cose e considerarsi come appartenente ad un’altra categoria e porre la sua dignità, non nel primeggiare tra gli esseri, come avrebbe sempre fatto, ma nel collocarsi assolutamente fuori della loro sfera e regolarsi con leggi a parte e indipendenti dalle leggi universali della natura (14 novembre 1820).


*   È osservabile, nella differenza tra i giuochi greci e i romani, la naturalezza dei primi che combattevano nella lotta, nel corso ec., appresso a poco coi soli strumenti datici dalla natura, laddove i romani colle spade e altri istrumenti artifiziali. E quindi la diversa destinazione di quei giuochi,