<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3268&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170412082515</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3268&oldid=-20170412082515
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3268 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 283modifica] della vita, non è capace se non di fievoli desiderii, e quindi si contenta di propor loro uno scopo lontano e in esso fermarli, e i suoi desiderii si contentano di rimanervi; per la diuturna esperienza fatta della vanità e del tristo esito delle speranze, con un quasi stratagemma le indirizza a luoghi cosí lontani ch’elle non possano, se non assai tardi o non mai, avvicinandosi a quelli e giungendovi, scomparire; per la irresoluzione propria dell’età sua, rimettendo ogni azione al dipoi, e costretto di rimettere eziandio e quasi differire le sue speranze, e gli oggetti de’ suoi desiderii, e il loro conseguimento ch’ei si propone, o ch’ei si compiace, [p. 284modifica]compiace, per dir meglio, di vagheggiare; e per l’abito della tardità e lentezza nell’operare a cui la gravezza e l’impotenza dell’età lo costringe, e per la pigrizia e negligenza e torpore dell’animo che ne deriva e n’è pur cagione, i suoi desiderii altresí e le sue speranze ne divengono tarde e pigre e lente e quasi trascurate (benché sempre però bastantemente vive per mantenerlo e quasi allattarlo, come alla vita umana