<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3252&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170119133900</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3252&oldid=-20170119133900
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3252 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 273modifica] lingue settentrionali pur fu molto men delicato e piú forte di quello che oggi si sente nella nuova lingua dello stesso Lazio e di Roma e d’Italia. E ciò non per altra cagione fisica immediata, se non perchè, stante le loro circostanze morali e politiche e il lor genere di vita e di costumi, gli antichi greci e romani (il che anche per mille altri segni e notizie si [p. 274modifica]prova) furono di corpo molto piú forti che i moderni italiani non sono. La stessa pronunzia della moderna lingua francese (e cosí delle altre) si è addolcita coi costumi della nazione, come dice Voltaire ec., giacché un dí si pronunziava come oggi si scrive ec. Ond’é che siccome la pronunzia francese per la geografica posizione e natural qualità del suo clima, ch’é mezzo tra meridionale e settentrionale, tiene quasi tanto delle pronunzie del sud quanto di quelle del nord,1 ed è un temperamento dell’une e dell’altre e un anello che queste a quelle congiunge,2 cosí il carattere delle pronunzie greca e latina tiene, non dirò già il proprio mezzo tra il settentrionale e il meridionale, ma tra il carattere dell’italiana, ch’é uno estremo delle moderne pronunzie meridionali, e l’estremo assoluto della dolcezza; e quello della pronunzia settentrionale meno aspra e che piú