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(3250-3251-3252) | pensieri | 273 |
scrivessero, e che la dolcezza, procurandola alla lingua tedesca, le avesse ad esser pregio, contro la natura e contro il carattere della lingua, il quale è la forza, e tanta forza richiede nello scrittore e nel parlatore, quanta possa non varcare i confini prescritti dalla qualità d’essa lingua, e da quella delle particolari materie in essa trattate; ed esclude, colle medesime condizioni, la dolcezza, come vizio nella lingua tedesca e non pregio, perché opposta alla sua natura. (3251)
Tornando al proposito, debbono esser, come ho detto, cose osservate queste proporzioni che passano tra le diverse nature dei climi e i diversi caratteri delle rispettive pronunzie e genii delle rispettive lingue, ed altresí il modo di queste proporzioni, cioè il modo in che il clima opera sulle favelle e da quali proprietà del clima quali proprietà derivino alle pronunzie e alle lingue. Ma forse non sarà stato egualmente notato che trovandosi in un medesimo clima e paese essere stati in diversi tempi diversi caratteri di pronunzia e di lingua, queste diversità corrispondettero sempre alle qualità fisiche degli uomini che ciascuna d’esse pronunzie e lingue, l’una dopo l’altra, usarono, le quali fisiche qualità variarono secondo le diverse circostanze morali, politiche, religiose, intellettuali ec. che in diverse generazioni in quel medesimo clima e paese ebber luogo. Ond’é che sebbene il clima meridionale naturalmente ispira dolcezza ne’ caratteri delle pronunzie e de’ suoni, tuttavia suono della lingua greca, e quello della lingua romana, certo piú molle che non era a quel tempo, e che adesso non è, il suono delle (3252) lingue settentrionali pur fu molto men delicato e piú forte di quello che oggi si sente nella nuova lingua dello stesso Lazio e di Roma e d’Italia. E ciò non per altra cagione fisica immediata, se non perchè, stante le loro circostanze morali e politiche e il lor genere di vita e di costumi, gli antichi greci e romani (il che anche per mille altri segni e notizie si