<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3225&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170112101233</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3225&oldid=-20170112101233
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3225 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 256modifica] dubito, dico, che questi effetti, e la superiorità della greca musica sulla moderna, che pur quanto a’ principii ed alle regole, dalla greca deriva, non venga da questo, ch’essendo fra’ greci l’arte musicale, sebbene adulta, pur tuttavia ancora scarsa, non offriva ancora abbastanza al compositore da coniare o inventar [p. 257modifica]inventardi pianta nuove melodie che niun’altra ragione avessero di esser tali se non le regole sole dell’arte; né da poter gittarne sopra queste regole unicamente, o sopra le forme e melodie musicali da altri inventate di pianta, delle quali non poteva ancora avervi cosí gran copia, come ve n’ha tra’ moderni. Ma quel ch’é piú, l’arte, sebben cominciò anche tra’ greci a corrompersi e declinare da’ suoi principii e da’ suoi proprii obbietti o fini e instituti, anzi molto avanzò nella corruzione (vedi Viaggio d’Anacarsi, l. c.), non giunse tuttavia di gran lunga ad allontanarsi tanto come tra noi, e cosí decisamente e costantemente, dalla sua prima origine, dal primo fondamento e ragione delle sue regole, dalla prima materia delle sue composizioni, cioè le popolari melodie; né a dimenticare,