[p. 246 modifica] gli artisti medesimi e i poeti ec. disconvengono circa il bello, ed anche in cose essenziali, piú o meno, secondo la differenza delle nazioni, climi, opinioni, assuefazioni, costumi, generi di vita, secoli; disconvengono, dico, eziandio bene spesso dove credono di convenire (perocché tra loro non s’intendono); disconvengono tra loro, e dai fanciulli e dagli uomini o naturali o ignoranti; e che tali differenze circa l’idea del bello si trovano fra individuo e individuo in una stessa nazione, si trovano in un medesimo individuo in diverse età e circostanze, si trovano, e costantemente, fra nazione e nazione, clima e clima, secolo e secolo, civili e non civili; si trovano fra barbari e barbari, dotti e dotti, ignoranti e ignoranti, selvaggi e selvaggi, cólti e cólti, piú e men barbari, piú e men civili, fanciulli e fanciulli, adulti e adulti, intendenti e intendenti, artisti ed artisti, speculatori e speculatori, filosofi e filosofi; dimostrato, dico, tutto questo, come ho già fatto in molti luoghi, viene a esser provato che il bello ideale, unico, eterno, immutabile, universale è una chimera, poiché né la natura l’insegna o lo mostra, né i filosofi o gli artisti l’hanno mai scoperto o lo scuoprono, a forza di osservazioni