Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3144

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[p. 208 modifica] si riduce principalmente, e come a suo capo, alla compassione. Questa cioè è quel sentimento dominante e finale, che noi nella Iliade provando, chiamiamo interesse della medesima. Le quali cose mossero il Cesarotti a intitolar quel poema, come ho detto, La Morte d’Ettore, misurando l’indole e l’intento primitivo, proprio e vero del poema dall’effetto ch’ei produce sopra di noi in tanta diversità e lontananza di tempo, di nazione, di opinioni, di carattere e di costumi. Nell’Eneide l’interesse della compassione non v’è. Dico non v’è, come interesse finale. Quello che si concepisce per Didone, quello per Niso ed Eurialo sono interessi episodici che non ci accompagnano se non per piccola parte del poema, né hanno che fare colla sostanza e collo scopo di esso, talmente che possono affatto risecarsi senza che la testura né il principale e finale effetto del poema per nulla se ne risentano o ne siano cangiati. L’interesse per l’Eroe felice, cioè per Enea e per la parte felice, cioè per li troiani, dovette esser mediocre anche a principio,