<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3096&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204064300</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3096&oldid=-20161204064300
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3096 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 182modifica] chi ne le trasse prese abbaglio, e che d’allora in poi, fino al dí d’oggi, s’ingannarono e s’ingannano tutti quelli che le seguirono o le sostennero, o le seguono o sostengono (ciò sono tutti i litteratores) come appoggiate sull’esempio di Omero: perché quest’esempio non sussiste, e dalla forma della Iliade non nascevano e non si potevano cavar quelle regole. Considerandole poi come indipendenti da Omero, come sussistenti da se, e supponendo (il che non è vero) ch’elle sieno il parto della ragione e della speculazione assoluta, dico senza tergiversazione che Omero, siccome non le conobbe, cosí neanche le seguí, ma seguendo la natura, molto miglior maestra delle Poetiche e de’ Dottori di scuola e delle teorie, s’allontanò effettivamente da esse regole; ed aggiungo che queste sono errate da chiunque le immaginò, perché incompatibili colla natura dell’uomo, [p. 183modifica]perché seguendole il poema epico non può produrre il grande e forte e bello effetto ch’ei deve, o per lo meno