[p. 135 modifica] che siano adattate al linguaggio poetico, resterebbe per allontanar le voci comuni dalla prosa e dall’uso, che il poeta le ravvicinasse alla etimologia ed alla forma ch’elle hanno nella lingua madre, qualvolta nell’uso comune e prosaico elle ne sono lontane. Questo mezzo è possibile e buono e spesso adoperato da’ poeti quando la nazione è già cólta e dotta, e la letteratura nazionale già formata. Ma ne’ principii ciò è ben difficile e pericoloso, prima perché dalla nazione ignorante quelle voci in tal modo rimutate corrono rischio di non essere intese; poi perché presso la nazione non avvezza un tal rimutamento corre rischio di saper di pedanteria (il qual rischio dura eziandio proporzionatamente nel séguito) e di riuscire affettato. Onde la stessa difficoltà che in quei principii si opponeva, come ho detto (pag. 2836-7) al dedur piú che tante voci o frasi nuove dalla lingua madre, quella medesima si opponeva a dedur da essa lingua inusitate inflessioni e diverse dalle correnti.