<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2988&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204063746</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2988&oldid=-20161204063746
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2988 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 118modifica] svantaggio che niun bene, niun comodo, niun godimento togliesse, e niuna privazione recasse seco. Quindi e molto meno frequente che a’ tempi nostri era il numero di quelli che in gioventú si uccidevano, e molti piú vecchi suicidi si trovano commemorati nell’antichità che non si veggono al presente. Come dire Pomponio Attico e molti filosofi greci e romani. Perocché al presente le contrarie cagioni producono effetto contrario. Il giovane moltissimo desidera e nulla ha, neppure ha come distrarre, divertire, ingannare il suo desiderio, e occupare la sua forza vitale, adoperarla, sfogarla. Quindi piú giovani suicidi oggidí che fra gli antichi non pur giovani solamente, ma giovani e vecchi insieme. Il vecchio nulla perde per la vecchiezza, e poco, o meno ferventemente e impetuosamente e smaniosamente desidera. Quindi è cosí raro un vecchio suicida oggidí, che parrebbe quasi miracolo. E pure il giovane che si uccide privasi [p. 119modifica]privasidella gioventú e rinunzia a una vita, ch’ei si può ancora promettere,