<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2971&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204062831</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2971&oldid=-20161204062831
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2971 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 107modifica] Ma questo maggiore è accidentale, e propriamente non appartiene alla bellezza, ma a quel soggetto [p. 108modifica]in cui ella si considera. Perocché la forma giovanile a cui essa bellezza appartiene è, per rispetto alla natura dell’uomo, e non per rispetto al bello, piú perfetta della senile. E quindi, a parlare esattamente, nasce che la bellezza giovanile dell’uomo non sia bellezza maggiore della senile, ma appartenente ad una forma che è la piú perfetta di cui l’uomo sia capace, cioè alla giovanile. Onde la perfezione e la maggior perfezione non è qui propria della bellezza, ma del soggetto a cui ella appartiene accidentalmente, cioè della forma giovanile dell’uomo. E però la forma giovanile non può per se entrare nella composizione di quel che si chiama bello ideale; giacché essa forma può ben essere il soggetto del bello (siccome può anche non essere, e spessissimo non è), ma non è già esso bello, e la bellezza non gli appartiene che accidentalmente ed è del tutto