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[p. 373 modifica] per forza di ardore, di entusiasmo o di passione, disperazione ec., e da vicino rincrescono infinitamente quando la passione è sparita e le cose si considerano quietamente. 3°, Che la natura ha posto negli esseri viventi sommo amor della vita e quindi odio della morte, e queste passioni ha voluto e fatto che fossero cieche e non dipendessero dal calcolo delle utilità della maggiore o minor perdita ec. Quindi è naturale che gli effetti di questo amore e di quest’odio crescano in proporzione che la cosa amata è piú in pericolo e piú bisognosa di cure per conservarla e la cosa odiata piú vicina. 4°, Che i beni si disprezzano quando si possiedono sicuramente e si apprezzano quando sono perduti o si corre pericolo o si è in procinto di perderli. E come quel disprezzo era maggiore [p. 374 modifica]del giusto, cosí anche questa stima suol eccedere i limiti in qualsivoglia cosa. Ora il giovane, per quanto è concesso all’uomo, è il vero possessor della vita; il vecchio la possiede come precariamente. 5°, Che la felicità o infelicità non si misura dall’esterno, ma dall’interno. Il vecchio per l’assuefazione è meno suscettibile