<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2901&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161007113454</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2901&oldid=-20161007113454
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2901 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 65modifica] in lui nessuna qualità che lo renda tale per se medesima, nessuna che tal qual è naturalmente, si opponga da niuna parte al suo ben essere; e però la natura direttamente non ha prodotto l’uomo né infelice, né tale ch’ei debba necessariamente divenirlo. Perocché l’uomo potrebbe conservarsi nello stato suo primitivo puro, come gli altri esseri si conservano nel loro, e conservandocisi, sarebbe cosí felice, o cosí non infelice, come [p. 66modifica]gli altri esseri sono felici o non sono infelici durando nel naturale stato. Sicché la natura in ordine all’uomo non ha violato per niun conto né trapassato le sue universali leggi, che ciascuno essere abbia nella sua propria essenza immediatamente quanto abbisogna alla felicità che gli conviene, e nulla che per se lo sforzi alla infelicità. Ma l’eccessiva o, diciamo meglio, la suprema conformabilità e organizzazione dell’uomo, che lo rende il piú mutabile e quindi il piú corruttibile di tutti gli esseri terrestri, lo rende eziandio per conseguenza il piú infelicitabile, benché non lo renda per se stessa e naturalmente infelice, cioè lo rende il