[p. 369 modifica] e figurare e scegliere l’individuo difettoso che il perfetto, per render la imitazione piú verisimile e credibile e fare inganno e persuadere che il finto sia vero. E laddove il difetto scema pregio all’imitato e vi si biasima, accresce pregio all’imitazione e vi si loda. Cosí, se tu vuoi contraffare un filo di perle, non le fai tutte tonde perfettamente, sebbene in un filo vero le vorresti tutte cosí; ed imiti piuttosto una gemma di un prezzo mediocre, di quello che contraffarne una inestimabile. Cosí dunque loderemo sempre piú l’Achille difettoso di Omero, che l’Enea, il perfetto eroe di Virgilio, a cagione della credibilità, del vantaggio che ne cava l’illusione e la persuasione. Ed estenderemo questa osservazione a regolamento di tutti i poeti, quando scelgono qualche oggetto da imitare, acciocché rifiutino gli eccessi tanto di perfezione quanto d’imperfezione, intorno alla quale siamo pure nello stesso caso. Applicate quest’ultima riflessione ai protagonisti di Lord Byron (20 ottobre 1820).